mercoledì 12 marzo 2014

lunedì 10 marzo 2014

Il soggiorno in Vietnam

Le condizioni di salute del nostro bimbo non ci hanno consentito di godere appieno del bellissimo calore del popolo vietnamita, nè della città così ricca di contraddizioni e sfaccettature.
Siamo partiti con l'intento di uscire e vedere tutto ciò che era possibile; in realtà siamo stati molto in albergo ad accudire il nostro tesorino.
Nel distretto uno, dove era sito il nostro albergo, avevamo a portata di mano centri commerciali, i momumenti più famosi, i negozi di souvenir, le gallerie d'arte, le librerie. 
Il centro commerciale Tax, dove andavamo quotidianamente, è dodato di ogni cosa.
Non manca proprio nulla! A prezzi veramente convenienti (ad esempio completo in cotone maglia e pantaloncino per il bimbo euro: 1,5). 
Il popolo vietnamita è cordiale e ospitale. Ci portiamo nel cuore quei volti delicati, gentili e solari delle persone incontrate. 

Mentre passeggiavamo ci chiedevano se , il nostro bimbo fosse vietnamita, e al nostro assenso, cominciavano a ringraziarci con un generoso sorriso, con uno sguardo pieno di gratitudine per aver preso un loro bimbo.
Le donne sono donate di una grazia inspiegabile. Hanno un modo di muovere le mani e di piegare la testa che denota una dolcezza innata.
Non sono rari i racconti degli americani che, durante la tragica guerra, si innammoravano di queste donne dai lunghi e setosi capelli neri. 
Ci è dispiaciuto non essere andati al resort consigliato dall'Ente di cui alleghiamo una foto donata da amici.  

Segnaliamo uno splendido reportage di foto scattate da un nostro caro amico amico, inviato speciale e reporter della più bella avventura della vita: diventare genitore adottivo.


L'incontro con MX

Arrivo ad Ho Chi Minh

19 Maggio 2009- ore locale 10.30 - HO CHI MINH CITY
Il viaggio sembra essere stato interminabile, la mia influenza non mi ha dato tregua per tutta la traversata. Sono stata fortunata, la Polizia Doganale non ha notato il rossore del naso e l'andamento barcollante, altrimenti mi avrebbero messa in quarantena.
L'allarme per l'influenza suina è alto. Mi sento stanca, ma felice perchè dietro quelle porte a vetro, c'è il Paese che ha accolto in seno mio figlio e l'ha custodito fino al mio arrivo.
Mi sorregge il mio meraviglioso marito che per tutto il viaggio ha cercato di darmi forza e ottimismo, come è solito fare da quando l'ho incontrato.
L'impatto con l'esterno dell'aereoporto, mi fa mancare il respiro. Un caldo asfissiante mi travolge e la marea di gente di fronte a noi non fa che aumentare il mio stato confusionale.
I nostri compagni di viaggio sono una simpatica coppia di Roma. Individuano facilmente l'autista che ci è venuto a prendere. Noi non l'avremmo mai visto, perchè il nostro riferimento, ha il cartello col nostro cognome perfettamente sovrapposto a quello dell'altra coppia.
Verrebbe da dire, scimmiottando una celebre gag di Zelig: BRAVO BRAVO!
Ci mettiamo in taxi, dove il caldo diventa quasi insopportabile e il tragitto sino all'albergo sembra interminabile.  La città si presenta come un insieme di cantieri aperti con una periferia degradata e chiaramente sofferente. Tutto è così caotico. Mi colpisce l'assenza totale dei marciapiedi, diventati corsia preferenziale per le moto. 

Ma nonostante l'impatto forte con una città così diversa dalla mia, la gioia di trovarsi nella città del mio bambino fa sembrare tutto così speciale e maladettamente bello.
In albergo ci accoglie Maria Sameiro con il suo rassicurante sorriso. Ci fa conoscere il quartiere, ci da le istruzioni per il cambio, per acquistare la scheda telefonica e altri generi di prima necessità. L'ubicazione dell'abergo è perfetta. Siamo nel cuore del primo distretto, vicino ai centri commerciali, ai monumenti più belli.  Ci riposiamo sapendo che sarà la nostra ultima notte soli.

20 Mag - Incontro con Xuan
La notte è trascorsa tranquilla e serena. Alle 7.00 siamo già pronti e in attesa che arrivi l'orario per incontrare Thao Ly e Maria, le referenti della nostra associazione.
Abbiamo curato il nostro abbiagliamento con attenzione. Io ho messo un abito in lino, lungo sino alla caviglia con le spalle coperte da una graziosa camicia in lino.
Mio marito, pantaloni alla pescatora in lino e T-Shirt. Facciamo colazione con una meravigliosa e strana sensazione, ben consapevoli che, entro breve, la nostra vita cambierà. 
Prima di recarci al nostro orfanotrofio, occorre passare a prendere il bimbo della coppia romana che si trova al Thi 'Ngne.
L'incontro con il bimbo dei nostri compagni di viaggio ci emoziona molto. Abbiamo il fiatone e scende qualche lacrima di commozione, quando vediamo le tate piangere nel consegnare questo bel bimbo poco più grande del nostro.
Ci spostiamo velocemente dal Thi ngne per recarci all'istituto che accoglie il nostro bimbo.
Alle 10.00 siamo al Go Vap. Entriamo in una stanza modesta. Il tempo delle presentazioni e arriva Lui, il nostro tesoro. Ha una salopette con un ranocchio verde. Gli sta decisamente grande!
Ha la testa ripiegata da un lato e guarda tutti con grande curiosità. Lo prendiamo fra le braccia. Il tempo si ferma alle 10.11. Il nostro cuore è invaso da una tenerezza infinita.  

E' lui, l'angelo venuto dal cielo, il sogno realizzato, la nostra vita che si intreccia meravigliosamente alla sua. E' uno scricciolo, magro, con il visino sofferente. 
Ci rendiamo conto con uno sguardo che non sta bene.
Vorremmo travolgerlo di baci, ma abbiamo timore di fargli paura perchè ci guarda timoroso, ma senza piangere. Quando lo consegno al suo bel papà che gli bacia delicatamente le manine, mi scende una lacrima. E' dolce e arrendevole quando nasconde il viso nel mio seno.                                     
Mi accorgo subito che ha la febbre alta e evidenti segni di scabbia. E' pieno di graffi e vistose bolle in testa, segni di un'infezione della pelle. Non c'è nessuna tata a piangere per lui. 

La direttrice non sa neanche il suo nome, ma la matricola: è il numero 46 (nota: oggi aprrendiamo con piacere che la direttrice è stata assegnata a lavori di ufficio e, soprattutto, il Go Vap è gestito con maggior cura e amore). 
 
Lo shock è forte, ma nonostante riusciamo a chiedere di vedere le sue stanze. In futuro conoscere il suo passato, la sua storia prima di noi, sarà importante.
Filmiamo tanti bambini bellissimi, le stanze, la nursery e ci rendiamo conto che le condizioni igeniche sono precarie, il personale insufficiente. Alcuni bambini si aggrappano alla mia gonna. Ce ne è una, con vestito giallo che mi chiede di essere presa in braccio.
Una tata, prende il mio Xuan per metterlo nella sua culla. L'intenzione è quella di farmi vedere il lettino che ha cullato il suo sonno prima del nostro arrivo.
Il piccolo comincia a piangere, si agita e protende le braccia verso di me. Lo afferro con amore e con un forte senso di protezione. Faccio segno a mio marito che la vista guidata termina in quell'istante. Andiamo via, con il cuore gonfio di sensazioni contrastanti: gioia e rabbia, stupore e preoccupazione.
E mentre lo cullo in taxi, mi invade la sensazione che, questo bimbo, ci apparteneva prima ancora che noi lo pensassimo. Nella notte la febbre sfiora i 40° C.
La nostra apprensione è forte. Il suo evidente dolore ce lo sentiamo addosso, nella carne, nel petto. Ma nonostante il delirio, i rantoli della sofferenza, ci fa un sorriso, un dolce disarmante sorriso che ci fa mancare il respiro. Si è sciolto, in un solo attimo, tutto ciò che il mio cuore aveva conservato in questa lunga attesa. 
Un pianto liberatorio mi ha presa. E allora ho preso a baciargli le manine e i piedini. Lui mi guardava delirante di febbre, ma con uno sguardo di ringraziamento e stupore. 

Ciò che non aveva avuto in tutti questi mesi, glielo doneremo con tutto il cuore per tutta la vita.

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